Un punto di vista giovane sul sistema ricerca in Italia: i giovani ricercatori hanno abbastanza coraggio?

Senza nomeHa 35 anni ed è autore di 2 brevetti scientifici, di 1 libro e di oltre 90 pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali peer to peer; partecipa annualmente in qualità di relatore a conferenze scientifiche nazionali ed internazionali. La sua tesi di laurea  è stata insignita nel 2007 del premio “Città e Sicurezza” come una delle migliori tesi italiane sulla sicurezza e la sua tesi di dottorato in Elettronica Quantistica e Plasmi gli è valsa l’assegnazione del Premio Sapio per Ricerca Italiana ricevuto nel 2011 dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Attualmente è un ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. La sua attività di ricerca è centrata sullo sviluppo di sistemi diagnostici per studi sulla sicurezza e ha sviluppato, insieme ai colleghi dell’Università e dell’ENEA di Frascati, un esperimento per l’analisi dello spostamento polveri radioattive in caso di incidenti in impianti a fusione nucleare tipo ITER chiamato STARDUST.
Fa parte del corpo docenti di diversi Master di I e II Livello che trattano tematiche di sicurezza e del corpo docente della NATO SCHOOL di Oberammergau. Insomma, uno che di ricerca, formazione, innovazione, ne sa qualcosa.
La difficoltà maggiore che ho incontrato in questi anni e che tuttora incontro nel lavoro di ricerca – dice il dott. Malizia – è la mancanza di una forte rappresentanza italiana nei poli internazionali (vedi la Comunità Europea) dai quali vengono annualmente stabiliti i fondi per la ricerca. Molte volte siamo noi italiani a non presentare sufficienti idee e addirittura ci concediamo il lusso di “rendere” alla comunità europea fondi per la ricerca. Quando però si presentano progetti validi questi non vedono la luce o per mancanza di informazioni su come muoversi o per mancanza di un gruppo “forte” di italiani che promuovono le iniziative del nostro Paese. Non sempre Francia, Germania, Inghilterra (ad esempio) presentano idee e progetti migliori dell’Italia ma spesso hanno un organizzazione più fluida della nostra….e inoltre promuovono sempre e prima le idee che vengono dal loro interno. Noi troppe volte per colpa di personalismi, interessi personali e gelosie ci tiriamo “la zappa sui piedi”…
Sono convinto, in base alla mia esperienza personale, che occorra lavorare sullo sviluppo di nuove tecnologie ma anche su se stessi e sulla continua necessità di migliorarsi ed essere al passo con i tempi. Molto spesso ci contattano aziende, specie della provincia di Roma, e ci chiedono di mandare loro dei ragazzi per poterli seguire nelle attività di tesi per poi assumerli o che hanno necessità di assumerli subito….e…. sorpresa… gli studenti rifiutano, sostenendo che “è troppo difficile una tesi del genere” o che “è troppo pesante un lavoro del genere” o “ non sono in grado di fare quel lavoro”….pigrizia, presunzione e mancanza di coraggio e di competenze alcune volte vincono. Ma con un po’ di determinazione e coraggio possiamo fare tutto. Mia madre è un ex infermiera in pensione e mio padre un ex insegnate delle superiori in pensione, non provengo da una famiglia ricca eppure ho trovato il coraggio di licenziarmi da 2 aziende rescindendo contratti a tempo indeterminato per provare a fare ricerca in Italia e continuare a inseguire il mio sogno. Ho una grande “arma” che mi difende dalla paura stessa…LE MIE COMPETENZE, LA MIA CAPACITA’ DI IMPARARE E AFFROTARE NUOVE SITUAZIONI, IL MIO CERVELLO!! In Italia solo il 15% degli Italiani tra i 25 ed i 68 anni ha una laurea in Italia (contro il 30% circa della media Europea) e molti dei laureati che non lavorano tante volte lo devono…solo a se stessi…. Le aziende non trovano le competenze, i laureati non trovano lavoro…c’è qualcosa che non va in questa equazione.
In Italia si fa abbastanza per motivare i giovani? Non sempre – spiega Malizia – ma ci sono storie esemplari, come il Premio Sapio. Vincere il Premio Sapio mi ha dato coraggio, il coraggio di andare avanti, con le mie scelte… la consapevolezza che esistono persone come il Presidente Dossi e tutto lo staff del Gruppo Sapio che credono fermamente nella ricerca ed in un suo connubio con la realtà industriale, la consapevolezza che esistono persone in grado di motivare i giovani con azioni concrete.
La speranza che forse riusciremo davvero a cambiare le cose. Al presidente Dossi ed al Gruppo
Sapio va quindi il mio grazie. Grazie di avermi dato questa consapevolezza “DA GRANDE FARò IL RICERCATORE, FARò DELLA RICERCA LA MIA VITA”.

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